Piergiobbe
di Andrea Nepoti Goitan
venerdì, maggio 05, 2006
giovedì, maggio 04, 2006
Un bel quesito sul Matrimonio
Oggi Matteo mi ha commentato così nel post dedicato al Card. Martini.
non penso che la tua frase sia corretta:"perciò se sei cattolico, malato o
non malato, se non vuoi aver figli l'unica cosa seria e coerente da fare è
restare casto."Cito il Catechismo della Chiesa Cattolica 1660:"L'alleanza
matrimoniale ... per sua natura è ordinata al bene dei coniugi così come alla
generazione e all'educazione della prole" I vecchi documenti del magistero che
dicevano "il fine del matrimonio è la prole" sono stati superati.
E' una buona occasione per fare un po' di chiarezza (in me soprattutto...).
Allora, se andiamo a rigor di logica: la Chiesa è contraria ai contraccettivi. Perciò, necessariamente, ogni rapporto sessuale tra coniugi cattolici fertili dovrebbe essere potenzialmente fecondo. I metodi cosiddetti "naturali" hanno la funzione opposta a quella per cui abitualmente vengono usati. Infatti, dovrebbero servire per scoprire quali sono i momenti in cui la donna è più fertile, non quelli in cui è più probabile che non avvenga il concepimento.
Quanto dice il Catechismo non contraddice queste affermazioni, perché, con le premesse fatte, il "bene dei coniugi" (che io tra l'altro considero fuorviante ridurre al solo piacere fisico..) quando è un atto sessuale tra cattolici fertili non può che portare alla nascita dei figli.
Poco importa che la procreazione condivida, (con la comunione e il bene dei coniugi e l'educazione dei figli), il primo posto tra le finalità del Sacramento: compiere un atto sessuale senza usare contraccettivi può portare alla procreazione, perciò se un cattolico non vuole altri figli (cosa, tra l’altro, non molto ortodossa perché "il rifiuto della fecondità, che priva la vita coniugale del dono dei figli" è "peccato gravemente contrario al Sacramento del Matrimonio", CCCC 347) per star “tranquillo” deve, di necessità, astenersi.
Questa la dottrina (più o meno, ma accetto chiarimenti). Tuttavia, se ci si limitasse ad una passiva applicazione di queste “regole” il Matrimonio cattolico potrebbe davvero sembrare un incomprensibile meccanismo creato per rendere infelici gli sposi.
Siamo noi cattolici che attraverso il nostro esempio dobbiamo dimostrare che questa dottrina non è un vano artificio. Rappresenta, al contrario, il modo più naturale, degno e ricco di soddisfazioni con cui possa essere condotta l’unione tra un uomo e una donna.
E’ questo il messaggio della Chiesa, non la sterile norma, ma l’indicazione del percorso, spesso un sentiero stretto e tortuoso, che porta alla realizzazione della vera umanità, della vera felicità su questa terra.
Spiegare con l’esempio è l’unica strada percorribile perché, lo vedo ogni giorno, disquisire “logicamente” di queste cose crea imbarazzo e confusione. In televisione si ride sotto i baffi quando una coppia dichiara di voler arrivare casta al Matrimonio (mi autocito), e, l’altro giorno, a Matrix, ho visto un mefistofelico Piergiorgio Odifreddi ghignante proprio sui temi apparentemente contraddittori legati alla sessualità (con buona pace dell’ottimo, ma non tanto “televisivo” Andrea Tornelli). Emancipiamoci dalla logica, in cui tanti laici intransigenti sono abilissimi, e dimostriamo con la vita quanto sia seria la nostra Fede.
Mi fermo qui ma poi vedremo, grazie Matteo.
Etichette: matrimonio, Piergiorgio Odifreddi
mercoledì, maggio 03, 2006
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Il discorso di Ratisbona

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