Laicissimo governo
In questa XVI legislatura, cattolici e comunisti condividono la stessa sorte: sono spariti. Veltroni ha dato una spallata ai nostalgici della falce e martello, mentre il Cavaliere, affossati Casini e il "fanatico" Ferrara, ha fagocitato il grosso del consenso cattolico, offuscandone la visibilità e relegandolo ai margini del nuovo esecutivo. Paragonare i due destini è sicuramente una semplificazione, ma l'impressione è che comunismo e cattolicesimo appaiano ai più come progetti di vita utopici e perciò inutili, soprattutto in una situazione problematica come quella italiana. Sia cattolici che comunisti potranno continuare a "far del bene" trasformando la propria vocazione ideale in un impegno di solidarietà verso gli obbiettivi che ritengono più opportuni. L'importante è che non si affaccino alla "politica seria", paralizzando o ritardando gli improrogabili lavori di ristrutturazione della nostra Repubblica. Probabilmente questo pragmatismo è un bene, e devo riconoscere che non sono poi così triste che il progetto comunista abbia perso gran parte del suo fascino. Ma non riesco a farmi una ragione del perché chi crede in Cristo, chi sostiene valori come famiglia, vita ed educazione debba mestamente ritirarsi in un angolo, in attesa di tempi migliori. Credo, al contrario, che proprio in questo difficile frangente un limpido esempio della forza che nasce dalla fede avrebbe favorito il superamento della crisi. Ma certamente mi sbaglio e probabilmente, lavorando nell'ombra, i saggi consiglieri cattolici sapranno dare il loro valido contributo a questo nuovo laicissimo governo. Che Dio lo benedica.
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