lunedì, settembre 02, 2013

Dagli USA una speranza per le piccole librerie indipendenti

Il segreto delle piccole librerie americane che rinascono sono i librai di Eugenio Cau (da IL FOGLIO del 31/08/2013)
Roma. Pensi alle librerie, specie a quelle piccole e indipendenti, e vedi il simbolo di una battaglia persa. C'è un mondo, quello del libro come oggetto-di-carta (per non parlare della carta come supporto in sé), che sta vivendo la sua più grande crisi da mezzo millennio a questa parte. C'è l'abbandono della letteratura, che almeno in Italia mostra statistiche notevoli (più della metà degli italiani non ha mai letto un libro nel corso dell'ultimo anno, dice l'Istat). C'è un immaginario nostalgico che vuole le piccole librerie come vittime di un consumismo rapace che ha preferito la grande distribuzione al rapporto umano delle botteghe di quartiere, i supermercati alle drogherie, le grandi firme del vestiario alla sartoria, il McDonald's alla tavola calda sotto casa. Poi leggi l'Economist (Schumpeter, che è rubrica economica sul cartaceo e blog collettivo sul sito) e scopri che almeno in America la morte annunciata delle piccole librerie può essere rimandata.
   Secondo i dati dell'American booksellers association citi dall'Economist gli anni della crisi economica mondiale sono stati positivi per le librerie indipendenti negli Stati Uniti. Dal 2009 a oggi sono state aperte più piccole librerie di quante abbiano chiuso, e nel 2012 le vendite sono aumentate dell'8 per cento. Sono dati positivi, soprattutto considerando che gli anni della crisi economica sono stati quelli della definitiva affermazione di Amazon, del commercio di libri online e dell'esplosione del mercato degli ebook. Nella primavera del 2011 arrivò la notizia che per 100 libri cartacei venduti da Amazon in America, la libreria online vendeva 105 ebook, e da allora la forbice ha continuato ad allargarsi. Ovviamente Amazon non rappresenta l'intero mercato del libro, dove le vendite degli ebook sono ancora minoritarie, ma il dato sembra segnare un trend, rafforzato dalla speculare crisi delle grandi catene di vendita dei libri. La più grande di tutte, Barnes & Noble, è in crisi nera, ha visto calare le vendite del 3,4 per cento nell'ultimo anno, il suo ceo si è dimesso a inizio luglio e gli esperti temono che l'azienda abbia perso il treno dell'adattamento al digitale. E' andata peggio alle librerie Borders, 20.000 impiegati in giro per l'America, che nel 2011 hanno dichiarato la bancarotta.
   E' in questo contesto di crisi - al tempo stesso transitoria ed epocale - che le librerie indipendenti americane sono riuscite non solo a sopravvivere, ma a crescere con numeri sorprendenti. Come hanno fatto? Secondo l'Economist, il segreto sta tutto nei librai. Anche Seattle, la tana del lupo dove Amazon sta costruendo un faraonico quartier generale (si dice il più bello del mondo), le piccole librerie prosperano grazie ad ambienti costruiti con cura e a un catalogo sofisticato, a eventi e "reading" per attirare clienti, a librai preparati che danno il consiglio che ti farà ritornare la prossima volta che avrai bisogno di fare un regalo: la dinamica della bottega di quartiere applicata con metodo scientifico e creatività.
   Quella delle librerie indipendenti americane non è solo la storia di un piccolo miracolo. E' la dimostrazione di come, dentro un mercato libero, un business dato per spacciato sia in grado di risollevarsi. In Europa è successo esattamente il contrario. Qui, per preservare le piccole librerie (e in alcuni casi le librerie tout court) è intervenuto lo stato attraverso una regolamentazione dei prezzi. Da ultima l'Italia, che all'inizio del marzo 2011 ha approvato al legge 128, detta legge Levi (Pd, ma la legge è stata approvata quasi all'unanimità). La legge mette al 15 per cento il tetto massimo per gli sconti dei libri (in casi eccezionali, ma per periodi inferiori a un mese e mai a dicembre, si può arrivare al 20). La moratoria sugli sconti aveva l'intento di "salvare" i piccoli operatori dalle politiche di prezzo aggressive di Internet e della grande distribuzione, ma ha finito col peggiorare una situazione già grave. Secondo l'unione nazionale consumatori in Italia il prezzo medio dei libri è del 46 per cento più alto che in America, e nei mesi successivi alla sua approvazione la legge non è riuscita a rallentare lo strutturale calo di vendite - che anzi ha subito un'accelerazione. Dall'America ci dicono che per le librerie c'è ancora speranza, ma drogare i prezzi non è un buon modo per aiutarle.

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