
Faccio proprio fatica a spiegare le ragioni a favore di un riconoscimento pubblico del matrimonio indissolubile (
covenant marriage). Anche oggi mi sono imbattuto in uno di quegli splendidi (lo dico senza ironia) cattolici, capaci di assumersi oneri al limite dell'umano, pieni di fervore, ma assolutamente incapaci di superare la diabolica confusione tra l'amore per gli altri e l'insidioso rispetto umano, vera piaga del nostro tempo. E così, per quanto mi sforzassi di convincerlo che non mi importava niente delle scelte personali di chi non era cattolico, per quanto gli spiegassi che avrei tollerato qualunque mix, a patto che venisse riconosciuto pubblicamente il mio diritto ad avere un matrimonio indissolubile, il buon cattolico continuava a rispondermi: "ma tu ce l'hai già il matrimonio indissolubile, ce l'hai col Sacramento, ce l'hai di fronte a Dio". Lo voglio anche di fronte agli uomini! Ma non c'era verso. Anche lui, come tanti altri, era convinto che la legge sul divorzio, nonostante gli evidenti sfaceli che provoca da oltre trent'anni, avesse segnato un progresso civile, permettendo "a chi non credeva" di svincolarsi a proprio piacimento da chi non gli andava più a genio. Sia pure. E' uno dei tanti dogmi laici, cui purtroppo aderiscono anche tanti cattolici, che il valore dell'indissolubilità non abbia bisogno di alcun riconoscimento, ma vada vissuto nel privato della propria casetta. Io non ci sto, ma non riesco a spiegarlo agli altri, senza essere giudicato una persona retrograda, integralista, sterilmente dogmatica e sostanzialmente lontana dalla comprensione del vero messaggio cristiano. Lo sono. Ed è forse per questo che, quando ho letto del "matrimonio a tempo" proposto dalla cattolica bavarese, Gabriele Pauli (la centaura della foto, due divorzi alle spalle), non mi sono scandalizzato, ma ho provato ad interrogarmi sulla sua opportunità. In fondo, potrebbe essere un buon modo per applicare la politica del "male minore", sempre che i 7 anni tacitamente rinnovabili del matrimonio a tempo, non permettano interruzioni intermedie. Come dire, se non siete in grado di fare (e mantenere, con la Grazia di Dio) una promessa che dura per sempre, almeno provate a impegnarvi seriamente per 7 anni, poi, se volete, separatevi senza conseguenze, avrete comunque raggiunto un risultato. Meglio dei matrimoni dei nostri giorni così relativi da poter terminare il giorno dopo le nozze, così intrisi di precarietà da non differenziarsi molto da una convivenza. Gabriele Pauli sembra provocare i suoi cattolici concittadini: se non avete il coraggio di assaporare l'infinito, provate almeno a sfidare il tempo in una sua porzione. Se Dio lo permetterà quel frammento si trasformerà da solo in indissolubilità, la naturale condizione per un felice rapporto tra un uomo e una donna. Se questo è lo scopo: evviva la centaura!
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