venerdì, maggio 12, 2006

La dittatura delle eccezioni

Il commento di Claudio al post sulla sessualità mi spinge a fare qualche considerazione su di un argomento che mi arrovella già da un po’ di tempo.
Lasciamo stare le tautologie su Chiesa e Verità, Verità e Chiesa, e anche le varie motivazioni per cui la Chiesa sarebbe contraria alla contraccezione. Mi sembra che anche di recente il Papa abbia spiegato inequivocabilmente cosa si debba intendere per famiglia definendola mirabilmente come “comunione di persone aperta alla trasmissione della vita”.
Veniamo invece al cuore del problema: i casi particolari. Io credo che stiamo vivendo un'epoca dominata dalla “dittatura delle eccezioni”. Un tempo si diceva che l’eccezione confermasse la regola, oggi, invece, viene usata ad arte per delegittimare qualsiasi norma, qualsiasi principio anche se considerato universalmente buono. Prendiamo, ad esempio, ciò che dice Claudio, e che riprende in parte ciò che aveva affermato anche il Cardinal Martini: “una coppia in cui uno dei due è malato (di Aids, ndr) e può trasmettere la malattia all'altro o, ancora peggio, al figlio come deve comportarsi (nei confronti dei preservativi, ndr)?” Questa è un’eccezione che disarma l’interlocutore, lo fa sentire in colpa per non averci pensato. Delegittima il principio buono della “trasmissione della vita” per introdurre il tarlo della ingiusta sofferenza. E non può esserci principio buono se al suo interno è contenuta l’ingiustizia. Non si pensa neanche lontanamente alla possibilità di gestire l’eccezione a parte, come cosa a sé, in modo da non inficiare la norma. No, si dice, tout court, che la norma va cambiata, perché ingiusta. In realtà, l’eccezione è spesso un cavillo artefatto, un’ipotesi, talora improbabile, atta a scardinare le certezze riguardo a ciò che è vero e buono. Spesso viene supportata da dati allarmanti, di solito non immediatamente verificabili, ma, soprattutto mai messi a confronto con l’enorme diffusione della normalità, ovvero di ciò che rientra nella norma.
L’eccezione è subdola. Per convincerti che uccidere bambini è legittimo, ti propone storie di donne violentate da vecchi luridi parenti, per legittimare la distruzione della famiglia eterosessuale, ti racconta di poveri conviventi cui non è concesso di assistere all’amante in fin di vita, e via discorrendo. Tutte cose vere, per carità, ma, a mio avviso, insufficienti per giustificare lo smantellamento sistematico di tutto ciò che di buono esiste nella nostra società.
E’ vero che nella storia si è ceduto troppo spesso alla tentazione di estinguere l’eccezione attraverso crimini disumani. Ma è ora di smetterla di prendere decisioni disastrose sotto il ricatto del senso di colpa. Anche perché sono convinto che le eccezioni siano vivificanti quando fanno progredire l’umanità operando al suo interno, non quando vengono imposte come diritti per legge. Prima o poi, i normali potrebbero rivendicare il diritto (sacrosanto a mio avviso) di vivere in una società normale, tollerante, aperta alle eccezioni (da gestire singolarmente, come, mi sembra, accada sia nella Chiesa, sia, ad esempio nel sistema giudiziario anglosassone), ma ben determinata a non accettare l’omicidio di un figlio, la dissolubilità del Matrimonio, la disgregazione per legge della Famiglia.

Aggiorno le considerazioni (13/05, ore 16.05), consigliando di leggere il post di Alef, dove si commentano le recenti parole di S.E. il nostro Cardinal Caffarra, in merito alla questione.
A margine noto che S.E. il Cardinale afferma : "Non è rincorrendo l'opinione delle maggioranze mediante approcci casuistici che si risponde adeguatamente alle devastazioni che la menzogna circa l'uomo sta compiendo nell'uomo stesso"

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