Utopia cieca e irrazionale
La malattia del nostro tempo è l'utopia. Purtroppo è una malattia pericolosa perché in nome di un principio astratto, all'apparenza giusto e coerente, sacrifica senza scrupoli molte vittime innocenti. Un tempo bastavano lager e gulag, oggi si agisce con freddezza sull'embrione, sul feto o sulla coscienza di chi dovrebbe assicurare un futuro alla società in cui vive. L'utopia si è evoluta, e, con lei, si sono raffinate anche le modalità con cui eseguire i sacrifici che pretende. Tanto da diventare così subdole e nascoste che spesso le si confonde con diritti inalienabili.
Non è molto, infatti, che mi è capitato di leggere su Repubblica questa inquietante affermazione:
"Milioni di uomini e donne, compresi a stragrande maggioranza i cattolici (come faranno a saperlo? nota mia), hanno già elaborato nei decenni trascorsi almeno tre giudizi di valore nuovi e fondamentali. Primo, è un "bene" (grazie a Dio con le virgolette, nota mia) sciogliere il matrimonio quando i partner sono diventati irrimediabilmente incompatibili. Secondo, è un bene (qui senza virgolette..., nota mia) regolare le nascite e non lasciare più che la donna sia un vaso in cui un seme si impianta casualmente. Terzo, è un bene il rapporto sessuale d'amore tra due persone libere. Basta andare tra le gente cosiddetta qualunque, per rendersene conto. Gente semplice, che va a messa, che è solidale, che tiene ad avere una sua moralità. INDIETRO NON SI TORNA." (firmato Marco Politi, "Le sfide della
Chiesa di Ratzinger", La Repubblica, 8 luglio 2006).
Io sono profondamente convinto che queste parole nascano senza malizia, che non ci sia un complotto per sterilizzare l'Occidente e farlo scomparire, che chi le ha scritte sia animato da propositi nobilissimi e che il suo fine sia il raggiungimento della felicità per l'umanità intera, o almeno me lo auguro...
Pur tuttavia solo un'ideologia cieca e irrazionale può far credere che i traguardi irrinunciabili raggiunti dall'Occidente consistano davvero nella possibilità di un marito o di una moglie di mandarsi reciprocamente a quel paese, per un qualsiasi futile motivo. O siano da ricercare nella possibilità di uccidere i propri figli, nell'usarli per esperimenti scientifici o nel copulare a piacimento con qualsiasi cosa si muova. Perché se così fosse, io mi vergognerei profondamente di appartenere a questa società e mi sentirei a disagio, non condividendo per nulla il percorso proposto per raggiungere la felicità su questa terra.
Unica magra e ben triste consolazione ce la dà il tempo, perché come racconta Piombini nel suo recente articolo pubblicato su IL DOMENICALE: "In Occidente il futuro demografico è dei conservatori", il futuro è di chi fa figli, non di chi li sacrifica per un'ideologia.
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