venerdì, novembre 21, 2008

Le tradizioni

Sono reduce da questo incontro. Poca gente, ma forse il più interessante tra quelli a cui ho assistito. Un confronto tra i quarantenni bolognesi e i quarantenni che guidano le comunità straniere presenti in città. L'esponente della comunità marocchina ha detto che per far crescere bene i ragazzi è necessario che vengano mantenute le tradizioni del paese di origine. E' stato anche detto che in Svezia dove tradizioni, lingua e cultura originarie vengono insegnate a scuola, gli episodi di violenza da parte degli immigrati sono drasticamente scesi. Allora, mi chiedo, perché siamo convinti che per poterli accogliere meglio dobbiamo cancellare le nostre di tradizioni?

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martedì, novembre 18, 2008

E all'improvviso attaccarono da destra...

Leggete con attenzione questo articolo. Cavalca l'onda dei sondaggi favorevoli all'eliminazione, per sentenza, di Eluana. Tuttavia, non si tratta di Repubblica, ma del Giornale fondato da Montanelli e oggi diretto da Mario Giordano. C'è tutto il peggio del laicismo, tra l'altro un po' cialtrone. Intanto, il giornalista dice che c'è una sentenza da rispettare, ma, mi chiedo, da quando in qua il Giornale si schiera a favore dei giudici? Da quando impedisce la legittima critica ad una sentenza emessa da quella stessa magistratura che, fino a ieri, era pregiudizialmente e culturalmente schierata contro il buon senso? E poi ancora il solito "consiglio" a starsene zitti. Ma come si può stare in silenzio di fronte a un omicidio? Il mio desiderio sarebbe quello di urlare: "No, non fatelo! lasciatela stare!", e se non potessi almeno scriverlo mi sentirei davvero un vigliacco. Chi oserebbe dire di star zitto a chi si oppone alla pena di morte? E oggi, grazie a Giuliano Ferrara, chi oserebbe chiederlo a chi è contro l'aborto? Ma tutto parte dalle foto. Beh, io vorrei vedere com'è Eluana oggi, vorrei poter provare pietà di lei, perché se lo merita, almeno quello, visto che tutto il resto, per sentenza, vogliono toglierlelo. Tutto si può vedere in TV tranne il dolore, la malattia, la morte, e perché?
Chiudo questo sfogo, ennesima riflessione critica sull'opportunità del sostegno dato dai cattolici all'anarca etico, riportando l'incomprensibile ragionamento che sta al centro di tutto l'articolo:

Così si crea un precedente e di un caso unico si fa il primo di tanti altri che per forza di cose seguiranno... Lo dicono i sostenitori della sacralità della vita sempre e comunque, e non si accorgono, proprio loro che confidano nella bontà, nella generosità, nel senso di sacrificio dell’essere umano, di disegnare il fosco panorama di un’umanità che non aspetta altro che un segnale per far fuori l’anziano padre malato, la dolce madre handicappata, la cara compagna affetta da un male incurabile... Ma davvero siamo così, bestie feroci incapaci di sentimenti, cui solo la paura impedisce di pianificare la strage dei più deboli?

Se qualcuno mi spiega cosa significa, se qualcuno mi fa capire chi c'è oggi di più debole e indifeso di Eluana, che ci apprestiamo ad eliminare, allora ritiro tutto quello che ho scritto.

Nella foto Terri Schiavo, almeno le sue foto le abbiamo potute vedere.

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lunedì, novembre 17, 2008

La legge non libera, vincola

Tanti anni fa, 30 suppergiù, passai intere serate con quest'amico qui, a discutere del referendum sull'aborto. Noi non avremmo votato, perché troppo piccoli, ma ovunque non si parlava d'altro e le nostre opposte posizioni (come si dice oggi, lui prolife e io decisamente prochoice) si scontravano a suon d'esempi strappalacrime. C'era un argomento però che, quando lo tiravo fuori, mi permetteva di zittirlo almeno per qualche istante, gli dicevo: "se non volete farlo non fatelo, ma lasciate agli altri la libertà di scelta...". Sono passati trent'anni e io ho cambiato idea (anche il mio amico un po', ma non sull'aborto), oggi sono contento di non aver avuto l'età per votare quel referendum. Ciò che ho visto in questi anni non è stata la vittoria della libertà di scelta, ma il trionfo dell'egoismo e dei principi eugenetici. Chi ha gravidanze dopo i 30 anni si sente spesso proporre da parte dei ginecologi, il tri-test o peggio ancora l'amniocentesi, esame invasivo usato solo per eliminare figli malati. Ti dicono di farlo, senza nemmeno chiederti se sei pro o contro l'aborto... se un figlio malato te lo terresti... è come l'esame delle urine... La battaglia elettorale condotta da Ferrara si scagliava con forza contro questa cultura di morte. Pagine e pagine di strazianti esperienze di aborto sono state pubblicate, ma non è servito e ci si è limitati a sbeffeggiare il personaggio senza approfondire l'iniziativa.
Non parliamo poi del divorzio, considerato una delle più moderne conquiste della nostra civiltà. Ultimamente è uscito un libro interessante su questo tema, La fabbrica dei divorzi, l'ha scritto un avvocato di Bologna, Massimiliano Fiorin, ed il quadro che ne esce fa rabbrividire, ma non se ne sente nemmeno parlare. Basterebbe guardare un video come questo, per porsi qualche dubbio sulla reale efficacia di queste "conquiste":

Oggi tocca a Eluana, che presto sarà eliminata. Il suo caso avrebbe dovuto chiudersi pietosamente fra le mura di una casa o di un ospedale, senza clamore. Invece, ci hanno costretto a prendere una posizione e chi la voleva viva è stato come al solito etichettato come un bacchettone, papalino, integralista e senza cervello, mentre dall'altra stava il fascino del nuovo possibile diritto da acquisire. Un nuovo diritto che permetterà finalmente di uccidere i propri figli legalmente anche fuori dell'utero materno.
Io faccio fatica a non sentirmi frustrato da un mondo così. Faccio ancora più fatica a spiegarlo agli altri, perché ricordo come sia stato difficile sganciarmi dalla logica perversa dell'autodeterminazione. Un mito falso che sta stritolando la nostra umanità.

Questo post nasce da questa riflessione di Fulvia Leopardi e dalla risposta che ho dato ai commenti di Susanna leggibile sul suo blog. Grazie ad entrambe anche se non sono d'accordo con me.

PS: trascrivo dal Foglio di domenica questa lettera e la risposta di Ferrara. Lucetta Scaraffia sull'Osservatore Romano ha posto un quesito lecito sulla capacità dei cattolici di convincere chi cattolico non è, sulla bontà dei nostri principi. E' una domanda che mi pongo anch'io, ma non sono certo che sia necessario rispondere, perché non credo che sia compito del cristiano persuadere gli altri, ma semmai favorire il personale cammino verso la verità. Giusta anche la sottolineatura di Ferrara sull'insulsaggine laica che ha fatto dell'eliminazione di Eluana una battaglia contro chissà quali diritti negati. Speriamo di avere la forza di continuare a parlarne, anche se l'intimazione a tacere è un altro dei classici commenti che accompagnano queste discussioni.

Al direttore - Per la penna di Lucetta Scaraffia, dalle colonne dell'Osservatore Romano, si leva una voce cattolica coerente ma anche pensosa e misurata, non sentenziosa e crudele. Una voce che si distingue da quelle gridate che proclamano un'etica eroica... caricata da altri. Una voce decisamente diversa da quella di tanti politici cui preme posizionarsi su un fronte o sull'altro, senza l'eco di una partecipazione al dramma. Una voce che finalmente pone ai cristiani una domanda spigolosa ma giusta: perché la loro opinione, pur così sonora nei media, difetta di capacità persuasiva? Franco Monaco
Gentile Monaco, noi facciamo quel che sappiamo e vogliamo, cioè battaglia di idee e non baccano oltre il perimetro di una storia che ormai è solo privata. Ma scriva una buona volta a Repubblica e all'Unità, e dica loro di smetterla di traformare la morte di quella ragazza, per sentenza, in una festa di liberazione dell'umanità.

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