martedì, febbraio 24, 2009

Della presunta ipocrisia dei cristiani

Questa è una risposta a Fulvia Leopardi che ha scritto IPOCRISIA CRISTIANA SULL'EUTANASIA?, post scaturito dai commenti pubblicati su FB ad un link che avevo messo sul mio profilo.

Carissima Fulvia,
visto che sono la causa di tutto, provo a spiegare, perfettamente cosciente del fatto che probabilmente verrò frainteso.
Premetto che, pur essendo cattolico romano praticante, esprimo solo e soltanto il mio pensiero (così come ha fatto la mia amica su FB) e non quello della Chiesa, il cui magistero, tra l'altro, non si è ancora espresso su questi argomenti in modo definitivo.
Parto da una domanda provocatoria: in caso di incidente preferiresti che della tua vita decidesse un medico, magari consultandosi con la tua famiglia, oppure che la decisione fosse affidata ad una giovane che ha saltuariamente riflettuto sul tema della vita e della morte e che non ha alcuna preparazione medica? Il testamento biologico non è altro che questo: affidare la propria vita ad una persona inesperta che in un momento casuale della sua esistenza, magari spinta da legittimo furor autodeterministico, ha urlato: "uccidetemi!" e che per questo motivo ora non verrà rianimata (tu che sei esperta di telefilm, dovrai ricordare quante volte è successo in ER...). Ma lo stesso vale per me, che, nel caso, affiderò alla mia totale inesperienza un testamento biologico radicalmente prolife col rischio di essere trascinato nel più oscuro incubo dell'accanimento terapeutico. Preferirei che della mia vita decidesse responsabilmente il medico che valuterà le mie condizioni. Se sbaglierà non sarà altro che uno dei tanti "errori" che nascono dalle relazioni tra persone e che modificano, spesso per sempre, la vita di ciascuno di noi.
Se ciò che ho detto è parso aver qualche logica, posso procedere a spiegare le affermazioni della mia amica, che faccio interamente mie. E' chiaro che siamo contro qualsiasi tipo di omicidio, ma è anche chiaro che siamo molto rispettosi della libertà di scelta (quella vera, non quella presunta) di ogni uomo. Perciò, se Beppino Englaro avesse avuto il coraggio di soffocare la figlia, come fa, con la giovane pugile, Clint Eastwood in Million Dollar Baby, avremmo rispettato la sua scelta (sbagliata) perché comportava un'assunzione di responsabilità. Quello contro cui ci battiamo è la delega allo Stato: pretendere che sia lo Stato a decidere (basandosi su di una nostra apparentemente libera dichiarazione) chi debba o no morire. Non sarebbe più giusto che questo fosse affidato, come è accaduto finora, alla libera scelta del medico, che dovrebbe avere una competenza maggiore della nostra? Togliere al medico questa responsabilità migliorerà la nostra vita o renderà ancora più meccanica l'esecuzione di terapie o procedure eutanasiche? Io mi auguro che ogni caso specifico venga esaminato da medici esperti che, con franchezza e senza ideologia valutino se valga la pena o meno continuare le terapie, consultandosi coi parenti e accettando le conseguenze delle proprie scelte. E davvero non credo che questa sia ipocrisia.
cordialmente
Andrea


PS: grazie a questo post di Kagliostro ho potuto leggere lo splendido articolo di Angelo Panebianco, che consiglio a tutti di leggere. Si parla di "necessaria ipocrisia”:
“In queste questioni l’ipocrisia non è come si suol dire una manifestazione del vizio che rende omaggio alla virtù. E’ essa stessa virtù. E’ la virtù grazie alla quale si possono cercare empiricamente (al riparo dai riflettori) soluzioni atte a ridurre le sofferenze dei malati senza offendere la sensibilità e le credenze delle persone coinvolte"
E' vero che Panebianco prende le distanze da entrambe le posizioni, soprattutto dai loro aspetti più integralisti, ma la finezza con cui sostiene che in Italia la legge, spesso venerata come un feticcio, è uno strumento troppo rozzo per poter affrontare tante diverse e particolari situazioni, mi sembra veramente il punto di partenza per una serena discussione su ciò che è successo e soprattutto su ciò che succederà riguardo al tema della vita e della morte.

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