
E' vero. Leggendo l'editoriale di Giuliano Ferrara "
Una legge impossibile per Eluana Englaro" è evidente la consapevolezza dell'impossibilità di un dialogo tra due concezioni del mondo così contrastanti. Da una parte chi ritiene sacra e inviolabile la vita, qualunque vita, dal concepimento alla morte naturale, dall'altra chi non fa un passo indietro dall'idea di poter disporre a piacere non solo della vita propria ma anche di quella di chi è più debole e indifeso, considerandolo un diritto inalienabile. Pur ammettendo la buona fede reciproca, è chiaro che le posizioni sono inconciliabili. E' per questo che la proposta del direttore del Foglio appare assai ragionevole, anche se al suo interno nasconde la riproposizione del conflitto. "Nessun malato o portatore di handicap può essere soppresso finché qualcuno nel mondo sia pronto a darsi per la sua amorevole cura.", questa la legge che propone Ferrara. Comporterebbe un'assunzione di responsabilità per i prolifer, mentre permetterebbe ai prochoice di non preoccuparsi delle conseguenze di una nascita indesiderata o di un handicap o di una malattia: bimbo, handicappato, malato sarebbero sempre accolti amorevolmente. Tuttavia, nessun prolifer sarebbe contento di vivere in una società che lega la sopravvivenza all'altruismo, senza sancire un principio generale di inviolabilità della vita, dall'altra nessun prochoice sarebbe contento di vivere in una società che viola suoi presunti diritti e affida il destino della vita alla pietà e alla solidarietà. No probabilmente neppure questa legge sarebbe sufficiente a sanare il conflitto.
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