sabato, novembre 19, 2005

L'AIDS in Uganda

Visto che mi capita spesso di parlarne e che tanti sbalordiscono. Visto che anche nel giornalino del quartiere Saragozza (!), mi tocca ancora leggere che: "...forse anche per la massiccia presenza della Chiesa nel nostro Paese, parlare della malattia (l'AIDS ndr) mette le persone a disagio..." (parola di Diego Scudiero, presidente Lila Bologna!, in la Piazza di Saragozza, anno XII, n. 247, 31 ottobre-30 novembre 2005, pag. 10), rimando al bel post pubblicato su Crossroads, ne vale davvero la pena.

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Appello all'educazione del popolo

Copincollo dal sito tg.com

17/11/2005

Appello all'educazione del popolo
La lista dei primi firmatari
APPELLO
Se ci fosse una educazione del popolo tutti starebbero meglio

L’Italia è attraversata da una grande emergenza. Non è innanzitutto quella politica e neppure quella economica - a cui tutti, dalla destra alla sinistra, legano la possibilità di “ripresa” del Paese -, ma qualcosa da cui dipendono anche la politica e l’economia. Si chiama “educazione”. Riguarda ciascuno di noi, ad ogni età, perché attraverso l’educazione si costruisce la persona, e quindi la società. Non è solo un problema di istruzione o di avviamento al lavoro.
Sta accadendo una cosa che non era mai accaduta prima: è in crisi la capacità di una generazione di adulti di educare i propri figli.Per anni dai nuovi pulpiti - scuole e università, giornali e televisioni - si è predicato che la libertà è assenza di legami e di storia, che si può diventare grandi senza appartenere a niente e a nessuno, seguendo semplicemente il proprio gusto o piacere. È diventato normale pensare che tutto è uguale, che nulla in fondo ha valore se non i soldi, il potere e la posizione sociale. Si vive come se la verità non esistesse, come se il desiderio di felicità di cui è fatto il cuore dell’uomo fosse destinato a rimanere senza risposta. È stata negata la realtà, la speranza di un significato positivo della vita, e per questo rischia di crescere una generazione di ragazzi che si sentono orfani, senza padri e senza maestri, costretti a camminare come sulle sabbie mobili, bloccati di fronte alla vita, annoiati e a volte violenti, comunque in balia delle mode e del potere. Ma la loro noia è figlia della nostra, la loro incertezza è figlia di una cultura che ha sistematicamente demolito le condizioni e i luoghi stessi dell’educazione: la famiglia, la scuola, la Chiesa. Educare, cioè introdurre alla realtà e al suo significato, mettendo a frutto il patrimonio che viene dalla nostra tradizione culturale, è possibile e necessario, ed è una responsabilità di tutti. Occorrono maestri, e ce ne sono, che consegnino questa tradizione alla libertà dei ragazzi, che li accompagnino in una verifica piena di ragioni, che insegnino loro a stimare ed amare se stessi e le cose. Perché l’educazione comporta un rischio ed è sempre un rapporto tra due libertà.È la strada sintetizzata in un libro cruciale, nato dall’intelligenza e dall’esperienza educativa di don Luigi Giussani: Il rischio educativo. Tutti parlano di capitale umano e di educazione, ci sembra fondamentale farlo a partire da una risposta concreta, praticata, possibile, viva. Non è solo una questione di scuola o di addetti ai lavori: lanciamo un appello a tutti, a chiunque abbia a cuore il bene del nostro popolo. Ne va del nostro futuro.
PER ADERIRE SCRIVERE A info@appelloeducazione.it
Primi firmatari Appello Educazione
Allam Magdi, vice direttore Corriere della Sera
Amicone Luigi, direttore Tempi
Astorri Romeo, preside della facoltà di giurisprudenza Università Cattolica del Sacro Cuore
Avati Pupi, regista
Bavetta Sebastiano, professore di economia London School of Economics Londra
Bazoli Giovanni, presidente Banca Intesa
Bechis Franco, direttore Il Tempo
Belpietro Maurizio, direttore il Giornale
Bersanelli Marco, professore di astrofisica Università degli Studi di Milano
Bertazzi Pier Alberto, professore di medicina del lavoro Università degli Studi di Milano
Bonacina Riccardo, direttore editoriale Vita
Boffo Dino, direttore Avvenire
Borghesi Massimo, professore di filosofia morale Università di Perugia
Borgna Eugenio, libero docente in Clinica delle malattie nervose Università degli Studi di Milano
Botturi Francesco, professore di filosofia morale Università Cattolica del Sacro Cuore
Branciaroli Franco, attore Calearo Massimo, presidente Federmeccanic
Campiglio Luigi, prorettore Università Cattolica del Sacro Cuore
Caprara Massimo, scrittore
Cesana Giancarlo, professore di medicina del lavoro Università degli Studi di Milano Bicocca
Chiosso Giorgio, professore di storia dell’educazione Università degli Studi di Torino
Colombo Valentina, professore di lingua e letteratura araba Università della Tuscia
Cominelli Giovanni, esperto di politiche scolastiche
De Bortoli Ferruccio, direttore Il Sole 24ore
De Maio Adriano, presidente Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia – IreR
Doninelli Luca, scrittore
Farina Renato, vice direttore Libero
Feliciani Giorgio, professore di diritto canonico Università Cattolica del Sacro Cuore
Ferrara Giuliano, direttore Il Foglio
Grassi Onorato, professore di storia della filosofia medievale Lumsa Roma
Guzzetti Giuseppe, presidente Fondazione Cariplo
Israel Giorgio, professore di storia della matematica Università degli Studi di Roma-“La Sapienza”
Liguori Paolo, direttore TGCOM Mediaset
Mazza Mauro, direttore TG2 Rai
Mazzotta Roberto, presidente Banca Popolare di Milano
Mazzuca Giancarlo, direttore Quotidiano Nazionale
Morpurgo Claudio, vice presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - Ucei
Muccioli Andrea, responsabile comunità San Patrignano
Mussari Giuseppe, presidente Fondazione Monte dei Paschi di Siena
Nembrini Francesco, presidente Federazione Opere Educative - Foe
Ornaghi Lorenzo, rettore Università Cattolica del Sacro Cuore
Persico Roberto, presidente Associazione Professionale Diesse
Polito Antonio, direttore Il Riformista
Quagliariello Gaetano, presidente Fondazione Magna Carta
Ribolzi Luisa, professore di sociologia dell’educazione Università degli Studi di Genova
Risè Claudio, psicoanalista
Rondoni Davide, poeta
Rossella Carlo, direttore TG5 Mediaset
Roth Luigi, presidente Fondazione Fiera Milano
Roversi Monaco Fabio Alberto, presidente Fondazione Carisbo
Sapelli Giulio, professore di storia economica Università degli Studi di Milano
Scaglia Silvio, presidente Fastweb
Squinzi Giorgio, amministratore unico MAPEI
Ugolini Elena, preside Liceo Malpighi di Bologna
Versace Santo, presidente Gianni Versace spa
Vignali Raffaello, presidente Compagnia delle Opere
Vittadini Giorgio, presidente Fondazione per la Sussidiarietà
Zamagni Stefano, professore di economia politica Università degli Studi di Bologna

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martedì, novembre 15, 2005

Censura?

E' molto divertente scrivere blog. I blog sono "antidemocratici" (qualcuno sorriderà). Ognuno in "casa sua" fa ciò che vuole: scrive, cancella, riscrive, postdata, predata, cita, sproloquia, sta zitto, accetta le critiche, le elimina... Insomma, se ci si mantiene entro i limiti della legge e del decoro, è una vera pacchia...
Grazie ad un commento ad un post su Hoka Hey scopro che un blog è stato censurato da un aggregatore.
E' roba di agosto per cui è "storia vecchia", però non riesco a trattenermi: devo parlarne...
Poi capisco che parlare di blog sui blog è l'inizio della fine: non c'è niente di più noioso.
Allora parlo di librerie...
In Italia ci sono librerie "generaliste" e librerie "specializzate" (tra le quali vengono fatte rientrare le librerie cattoliche).
Nelle specializzate, ognuno sa che troverà solo alcuni tipi di libri: tecnici, per bambini, di viaggio, religiosi, ecc. ecc. Nessuno, se non per scherzo, si sognerà mai di chiedere il "Kamasutra" alle Paoline, per intenderci.
Le librerie generaliste, invece, sembrano strutturate per permettere al cliente di trovare tutto ciò che è lecito pubblicare.
E' chiaro che il libraio debba fare delle scelte, ma non dovrebbero essere dettate da ciò che è scritto nel libro, perché altrimenti si ingannerebbe l'acquirente, fiducioso di navigare in una pluralità di idee nel luogo in cui sceglie le sue letture.
Purtroppo non è così.
Il criterio di scelta, infatti, non è quello della commerciabilità. Infatti uno dei libri più venduti di questi ultimi anni Pregate pregate pregate dell'editrice Shalom è introvabile in qualsiasi libreria generalista. E neppure si tratta di spazio, visto che in alcune librerie generaliste capita di trovare un ampio settore "Ebraismo", un settore "Islam" e un settore "religioni" dove insieme ai libri cristiani vengono mischiati i libri di new-age, quelli sul buddhismo, il tantrismo, l'induismo, e via discorrendo.
Mi è difficile capire perché capitino queste "sviste". Tuttavia sono molto comuni soprattutto in chi si dichiara pluralista e tollerante. Come mai costoro hanno sempre l'ansia di dare spazio a tutti, almeno nelle intenzioni, e poi non riescono ad accogliere tutti i libri sugli scaffali.
Azzardo: è forse la paura di essere intolleranti più paralizzante del dichiararlo onestamente e liberamente? E' questa la grande confusione in cui galleggiano gli integralisti della tolleranza: essere intolleranti e non poterlo dichiarare?

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