Coazione alla trasgressione
Ho appena finito di leggere l'ultimo romanzo di Giuseppe Culicchia "Brucia la città". Le recensioni che leggo in rete (a parte l'entusiasmo giustificato di Camillo Langone) non sono molto lusinghiere e un mio piccolo, personale sondaggio sulle vendite in libreria mi conferma che il libro si è venduto così così. Peccato. In realtà, merita di essere letto, magari non perché sia un capolavoro, ma di sicuro perché è talmente crudo da costringere alla riflessione. Per quel che mi riguarda, ho provato un fastidio profondo verso la coazione. I protagonisti, infatti, non sono liberi, mai. Non scelgono la trasgressione, ne sono travolti. L'abuso di droga, il sesso nelle sue sfumature più umilianti, la parodia dell'amicizia e quella dell'amore, l'omicidio, il suicidio rientrano nella "normalità", vengono subiti, mai scelti. Se i genitori di questi squinternati hanno optato per vite "alternative" tra filosofie orientali, divorzi, bed & breakfast, atelier di moda, rifiutando gli schemi di una tradizione che nel frattempo anche grazie a loro, è sparita, i "poverini" non hanno alternative. Nessuno ha spiegato loro che si può vivere diversamente. Talora, in un barlume, raro, di lucidità pensano di potersi disintossicare, pensano di poter costruire un rapporto d'amore, ma i pallidi tentativi sembrano più dei riflessi condizionati, dei residui fossili di un tempo che non c'è più.
Non conosco il mondo descritto da Culicchia, ma sono certo che, se esiste, chi ha impedito a questi giovani di scegliere, abbia commesso il più atroce dei delitti.
PS: nel libro è derisa la presunta creatività che deve sfoggiare ogni giovane che si rispetti. Ulteriore retaggio dell'"immaginazione al potere", tutto viene sacrificato a questa divinità. Per la creatività si abusa del proprio corpo, si rinuncia al proprio avvenire professionale, ci si trasforma in deejay tossicomani, in artisti sciatti depressi suicidi, in creatrici di borsette in carta di riso, o, in cameriere, che in realtà fanno le artiste:
"Tipo la pittrice o la scultrice, anche se non escludo di averla vista a una performance. Frangia come quella tipa del Grande Fratello, ostenta un tatuaggio tribale appena sopra il culo."
E a scrivere un blog un po' ci si vergogna...
Etichette: Camillo Langone, Giuseppe Culicchia
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