A che gioco giochiamo?
In questa estate così umida, per l'ennesima volta nella mia esistenza, ho constatato quanto poco siano compatibili con me le fluttuazioni incostanti dell'umano pensiero, soprattutto dell'umano pensiero italiano. Lasciamo stare il nostro governo, che dopo aver usato come argomento elettorale il ritiro totale dei militari italiani da Iraq e Afghanistan, manda 3.000 soldati in Libano, più di qualsiasi altra europeissima nazione! Cosa sacrosanta, a mio avviso, ma obiettivamente un po' risibile, visto che in Italia sembra non esserci un centesimo per far niente. D'altronde, lo dico da qualunquista, preferisco che ogni euro delle mie tasse (esclusi quelli che volontariamente dono alla Chiesa Cattolica) venga speso per i nostri soldati in missione, piuttosto che per le scorte delle mogli di un ministro qualsiasi...
Ma, tornando a noi, la vera confusione io questa estate l'ho fatta col Meeting e soprattutto con Antonio Socci. Facciamo un po' la cronaca, come l'ho letta io:
1) parte il Meeting e fa presentare l'ultimo libro postumo di Don Giussani al ministro Bersani, quello del decreto, il comunista più liberale che ci sia in Italia. Quello che ci ha tenuti allegri tutta l'estate, facendoci parlare di tassisti e farmacie. Faccio notare a margine che, per quel che mi riguarda direttamente, con questo decreto, gli sconti sui libri (finora fissati ad un massimo del 15%) sono stati in pratica liberalizzati, con grande danno per i punti vendita e gli editori piccoli e indipendenti... Come per i farmaci, anche lo sconto libero sui libri era uno degli obiettivi primari delle Coop emiliano-romagnole, raggiunto nei primi 100 giorni!
2) Socci risponde che Bersani è un eretico, un pelagiano, e che non c'entra niente con Giussani. Perciò, Socci non va al Meeting!
E vai a rispolverare i libri di storia. Ti fai una cultura su Pelagio e tutte le eresie (non si sa mai!) e quando, pur criticando Socci perché disertare il Meeting per ripicca è un po' infantile, pensi di aver capito...
3) Bersani risponde alle invettive Socci. Afferma che non è un pelagiano (!), e che sa quanto il dibattito su questa eresia sia attuale e importante (!!!). Quindi conclude:
"Chiedo allora: come si fa a parlare di radici cristiane dell’Europa (locuzione che ho condiviso in ogni sede) e poi pensare che la discussione su quelle radici sia una esclusiva dei chierici o degli illuminati?" (Libero 13/08/06)E allora io comincio a fare confusione. Perché è vero che l'atteggiamento di Socci è stato saccente ed esclusivo, ma è anche vero che un tale atteggiamento ricalca (purtroppo per Socci) proprio gli odiosi snobismi laico-progressisti della sinistra, così solerte a scavare fossati per decidere chi possa parlare e di cosa.
4) da qui non ci ho capito più niente: Socci si scusa con Bersani (che considera "uno fra i migliori della sua parte e della parte avversa") e dà addosso al Meeting. Dice che Amicone lo ha sfidato a duello, ma poi si è tirato indietro. Fa un altro articolo sparando ancora a zero sul Meeting, di cui riporto solo questo ulteriore saccente snobismo nostalgico:
La “sparizione” di CL e della sua originalità, fagocitate dalla Cdo, ha provocato anche la decadenza culturale del Meeting. Nelle epoche passate qui potevi incontrare e ascoltare persone come Testori, Frossard, Sassu, Divo Barsotti, Orazio Costa, Zeri, Vladimir Bukovskij, Jerome Lejeune, Emmanuel Levinas, Mario Luzi, Del Noce, Nolte, Zinovev, Delannoy, Potock, Z. Medvedev, Rubbia, Culianu, Kazuo Ohno, Martha Graham, Abbé Pierre, O’Callaghan, Ries, Zanussi, Jean Guitton. Con tutto il rispetto nelle ultime due edizioni le proposte culturali sono state Alessandra Borghese, Claudio Risé, Beatrice Buscaroli, Angela Pellicciari, Marco Bona Castellotti e Michele Mirabella (quello di Elisir).
5) Socci fa un panegirico di Walter Veltroni, di cui è appena uscito un libro, e scopre tra le pagine di uno dei leader più pericolosi (perché piace a troppi) della sinistra, uno dei temi più importanti della cultura cattolica: la ricerca del padre, come ricerca di Dio. Ecco come conclude:
Il nuovo libro di Veltroni sembra avere ancora come tema la ricerca a ritroso di un figlio negli eventi che portarono alla morte del padre. Vedremo se il narratore avrà la mano felice, leggera e commossa, che ebbe in “Senza Patricio” (nome, peraltro, che contiene la radice di “pater”). La figura del “padre” era ritenuta un tempo “di destra”. Con il ’68 furono fatti fuori ad un tempo, e non a caso, il padre e Dio. La Sinistra è nata da quella stagione che ha fatto naufragio e ora è orfana. Un suo filosofo di rilievo come Gianni Vattimo lamenta che – con il crollo di Marx e del positivismo – “cadute le ragioni filosofiche dell’ateismo”, si sia rimasti atei per abitudine. Senza porsi domande. Ma le domande vere si fanno spazio in qualche modo. E nelle pagine di Veltroni dalla ricerca del padre traspare questa nostalgia di Dio, questa sua angosciosa mancanza.
Che pensare? Io al Meeting ci sono stato e mi è anche piaciuto, come gli altri anni. Tra l'altro ho assistito alla presentazione dei libri di due dei personaggi che Socci dileggia: Risé e Rondoni, e ne sono uscito arricchito. Credo che la spiritualità di Don Giussani sia più che mai viva e vivace e che comunque si manifesti anche attraverso il Meeting. Aspettiamo...
PS: tutti gli articoli sono rintracciabili sul sito di Antonio Socci
Etichette: Antonio Socci, CL, Pierluigi Bersani, Walter Veltroni
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