lunedì, luglio 14, 2008

Se... avessimo avuto la nostra Norimberga

La possibile estradizione di Marina Petrella, irriducibile brigatista rossa, fuggita in Francia e ora depressa in carcere, ha riscatenato uno dei leitmotiv che più piacciono a certa sinistra, ovvero seppelliamo i tragici anni '70 con una bella amnistia e non pensiamoci più. Stamattina, su Radio24, Rina Gagliardi proponeva proprio questa soluzione, sottolineando che in casi come questi non può essere il pur comprensibile dolore dei parenti delle vittime a dettare le decisioni politiche a riguardo. Noto a margine che certa sinistra tiene fuori dalle decisioni le vittime e i loro parenti solo in circostanze come queste, mentre è ben lieta di far scegliere al dolore di un padre l'eutanasia per la figlia, o ad una madre di abortire il proprio bambino: se chi soffre non può essere un buon giudice, a chi soffre si deve impedire di decidere. Comunque, sempre Rina Gagliardi ha tirato fuori, per l'ennesima volta, il gran bene che fece all'Italia l'amnistia proposta da Togliatti per la pacificazione, nel 1946, cosa che tutte le volte interpreto come un "visto che noi rossi siamo stati così buoni coi neri, sarebbe il caso che pure voi, adesso, foste buoni coi rossi...". Credo, invece, che niente abbia fatto così male all'Italia come l'assenza di un processo, nel quale venissero accertate le responsabilità dei colpevoli e venissero puniti i crimini più atroci. Sarà stato anche comodo per gli Alleati non dover fare una Norimberga italiana, ma niente ci ha danneggiato di più di questa mancata attribuzione delle responsabilità, questa assenza di giudizio. Ci hanno fatto così credere che, in fondo, gli italiani erano tutti dei cialtroni incapaci di scegliere, tutti fascisti quando c'era Mussolini, tutti antifascisti alla fine della guerra. Solo i partigiani avevano capito e giustamente si erano opposti, e di conseguenza erano gli unici ad avere il diritto di trucidare i nemici in piazza, senza processo. Per anni si è evitato di parlare di guerra civile, di raccontare che l'Italia era spezzata in due e la rabbia è stata covata sia dai fascisti che non furono puniti, ma la cui lotta, contemporaneamente, non venne riconosciuta, sia dai comunisti che non riuscivano a capire come fosse possibile che i colpevoli girassero ancora a piede libero e avessero diritto di esprimere le loro opinioni. Gli anni '70, secondo me, furono la conseguenza di queste frustrazioni, perciò io credo che oggi un amnistia regalata non chiuda un capitolo, ma al contrario riapra quello del risentimento, e non solo quello dei parenti delle vittime, ma anche quello di tutti quegli italiani che prima di perdonare vorrebbero una pubblica ammissione di colpa e la promessa da parte di chi ha sbagliato di astenersi per il futuro dalla vita pubblica.

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1 Commenti:

Blogger kyra l'elfo ha detto...

Molto bello questo tuo post. Concordo in pieno. Su questo argomento e' bellissimo quello che e successo in sudafrica (spiegato da Jacopo Fo, si ancora lui) dove hanno fatto processi pubblici in cui gli aguzzini ammetevano le proprie colpe davanti alle vittime e poi venivano lasciati liberi

31/7/08 08:11  

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