Il decalogo di Piergiobbe
Sono stato citato in un post di Claudio. Ne è scaturita una serie di commenti che ha toccato da vicino alcuni punti vivi della mia personale riflessione. Solo una parte è stata pubblicata sul blog, il resto è arrivato per mail. La mia risposta merita questo post, perché riassume quanto ho avuto la fortuna di capire in questi ultimi anni.
Per quel che mi riguarda, io credo:
- che la vita sia sacra, inviolabile e, soprattutto, non sia di proprietà né di chi la vive, né dello Stato, né tantomeno di chi la porta in grembo.
- che il dolore e la morte facciano parte, a pieno titolo, della vita umana e perciò, per quanto spiacevoli, non vadano rimossi, dimenticati o annullati, ma affrontati e sopportati con coraggio e, per chi ci crede, con l'aiuto di Dio.
- che non esista morte violenta giustificabile. Tuttavia, dovendo dare delle priorità, io sto con Giovanni Paolo II e Madre Teresa, i quali sostenevano che la soppressione della vita bambina fosse il più grande attentato alla Pace (cfr. A.Socci "Navarro-Valls ora canta nel coro di Repubblica", su Libero dell'8/10/2006)
Non posso, di conseguenza, trovarmi d'accordo con chi afferma:
- che il dolore vada rimosso con qualunque mezzo dalla vita umana (anche con l'omicidio di chi soffre, o di chi pensiamo stia soffrendo, o di chi immaginiamo potrà soffrire in futuro...). Una strana e crudele utopia visto che la sofferenza è costante di ogni esistenza, anche se con gradazioni diverse.
- che gli scienziati siano i nuovi profeti e possano prevedere con margini accettabili, cosa succederà in futuro.
- che gli unici scienziati "veritieri" siano i menagramo che augurano al mondo di autodistruggersi. Chi esce dal coro è un reazionario clericale.
- che la differenza tra uomini e bestie sia alquanto labile, e che, dovendo scegliere, le bestie abbiano maggior diritto di noi di stare su questa Terra (non parliamo delle piante...)
- che il senso di colpa debba accompagnarci fino alla tomba perchè siamo nati in Occidente, cristiani, benestanti, acculturati, sani, bianchi, eterosessuali e maschi (magari pure belli e intelligenti, ma purtroppo non è il mio caso...)
Le due posizioni sono inconciliabili. Purtroppo, infatti, sia io che chi mi critica riteniamo che l'avversario sia condizionato da pregiudizi e da ignoranza o da passività nei confronti del proprio "retroterra culturale" (per quel che mi riguarda, rimando al mio post in cui riportavo un articolo di Edward Feser sul pensiero dominante nella sinistra universitaria statunitense http://piergiobbe.blogspot.com/2006/05/i-nove-comandamenti-del-pensiero-unico.html). L'unica differenza sta nel fatto che io so di credere in una verità assoluta e universale, e sono convinto che tale verità non si possa inculcare, ma debba essere incontrata. Chi mi critica, invece, è disposto a credere che non ci siano altro che verità relative, una per ciascun individuo, ma è disposto ad aggredire chiunque non sia convinto dell'assoluta bontà di quella in cui crede in quel momento.
Viva la vita!
4 Commenti:
i 3 punti che spiegano cio' in cui credi sono davvero belli: e' sempre difficile spiegare il senso del dolore per i cristiani e tu l'hai fatto molto bene.
La seconda parte rivela il tuo tratto da convertito:
...gli unici scienziati "veritieri" siano i menagramo...dovendo scegliere, le bestie abbiano maggior diritto di noi ...che il senso di colpa debba accompagnarci fino alla tomba perchè siamo nati in Occidente... sono classiche affermazioni provocatorie che stimolano solo lo scontro e non il chiarimento... e un po' senso di colpa per l'essere ricchi non farebbe male
Grazie Claude.
Non riesco a non essere provocatorio perché mi sono stufato di farmi ridere in faccia da chi crede di avere la scienza infusa. Da chi dice che la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri, ma che poi non riuscendoli a vedere (gli altri) trasforma l'infausto detto in: "la mia libertà finisce dove dico io!"
saluti
Nepo
Sì, davvero un "riassunto" ammirevole per preisione e brevità. In fondo, anche se volendolo fare si può disquisire per anni, la radice profonda di certe realtà non necessita di molte parole.
Non sarebbe neanche grave che la "loro" libertà finisse dove dicono loro, il problema è che poi, per qualche misterioso motivo, anche la "mia" libertà dovrebbe fare la stessa fine... anche
E' sempre divertente constatare che gli alfieri del libero pensiero odiano essere contraddetti, e odiano ancora di più prendere atto dell'esistenza di una libertà diversa da quella che loro intenderebbero concedere. Ma è dai tempi di Robespierre che funziona così... :-)
Beh, Andrea, devo dire però che le tre voci del tuo decalogo le condivido anche io. Totalmente. Soprattutto la terza, poi la seconda, ma anche la prima, senza se e senza ma.
PS Dovremmo smetterla di comunicare solo in pubblico, dati i nostri trascorsi, che per la mia testa sono praticamente ieri
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page