Non dobbiamo avere paura!
MA COSA STIAMO VIVENDO???
di Antonio Socci
(da “Libero” del 22 settembre 2006)
Ho fatto un sogno. Un brutto sogno. Mi sono trovato in un mondo dove le vittime erano costrette a chiedere scusa ai carnefici. Dove il papa, per aver condannato la violenza religiosa, doveva umiliarsi davanti al regime turco che ha perpetrato il genocidio dei cristiani armeni (un milione e mezzo di vittime). Un mondo dove la scrittrice turca Elif Shafak, rea di aver accennato nel romanzo “La bastarda di Istanbul” al genocidio degli armeni, viene processata dal regime turco il quale però viene elogiato da media e politici occidentali e accolto a braccia spalancate dall’Europa. Un mondo dove il pontefice doveva scusarsi davanti a organizzazioni terroristiche perché ha detto che non si può imporre la religione con la violenza. Dove, all’indomani della macellazione islamica in Somalia, per vendetta contro il Papa, di una suora che aveva dedicato la vita ai poveri, lo stesso papa ha dovuto ancora scusarsi con i bravissimi musulmani per evitare che altri missionari (come suor Leonella o don Andrea Santoro) venissero immolati per ritorsione. Un mondo dove i rispettabilissimi islamici – che coprono il Papa di insulti, vignette volgari e minacce – fanno gli offesi per una colta e rispettosa lezione accademica di Ratzinger e i grandi media occidentali solidarizzano non con il papa, ma con costoro. Un mondo dove veniva chiamato “moderato” e “alleato dell’Occidente” un paese come l’Arabia Saudita nel quale si è arrestati perfino se si porta un crocifisso al collo o se si prega Gesù Cristo nel chiuso della propria abitazione. Un mondo dove i grandi media occidentali fanno squadra (e compasso) sempre e solo contro la Chiesa. Dove il New York Times accusa il Papa di “fomentare la discordia” fra cristiani e musulmani per aver detto che non si può imporre la religione con la violenza e lo accusa di aver già fatto in precedenza il “fomentatore” quando, da cardinale, espresse dubbi sulla Turchia nella Ue (tale opinione non è permessa, secondo il NYT). Mentre l’altro tempietto della laicità, il Financial Times, accusa il pontefice di aver “insultato” i musulmani con “parole provocatorie”. Un mondo dove i musulmani, per dimostrare che erano ingiustamente accusati di violenza, hanno massacrato una suora (una delle tante vittime), hanno incendiato chiese e hanno emesso minacce di morte contro il pontefice (mentre in Indonesia hanno appena perpetrato l’infame esecuzione capitale di tre contadini cristiani rei di essersi difesi dalle violenze fondamentaliste). Un sogno allucinante dove i grandi media laici occidentali, che avevano eretto un monumento a Salman Rushdie, invece di pronunciarsi in difesa della libertà di coscienza e della libertà di parola, hanno condannato il Papa teorizzando che tale libertà non vale se a parlare è lui o se si parla dell’Islam. Un mondo dove suor Leonella che muore perdonando i suoi carnefici non provoca riflessioni né merita un approfondimento giornalistico in tv, mentre i morti di “fama” dell’Isola dei famosi e degli altri stomachevoli reality occupano per ore e settimane il video. What a wonderful world ! Un mondo dove il Comune di Firenze nega l’intitolazione di una via a Oriana Fallaci mentre abbiamo centinaia di “via Togliatti” in onore del compagno di merende di Stalin. E dove l’Unità (20 settembre) dedicava in prima pagina questo titolo celebrativo a Cossutta: “Io comunista non mi pento di niente” (in effetti rivendica le posizioni del Pci perfino sull’invasione d’Ungheria). Un mondo dove solo i cattolici – vittime di tutti i totalitarismi e le ideologie – devono chiedere scusa a tutti, specie a coloro che li hanno perseguitati e continuano a farlo. Un mondo dove né le organizzazioni cattoliche né i vescovi hanno sentito il bisogno di promuovere grandi veglie di preghiera per il Papa condannato a morte e per i cristiani perseguitati e in pericolo di vita. Un mondo dove perfino il neo Segretario di Stato vaticano cardinal Bertone (Corriere della sera 18 settembre) deve definire Maometto “il Profeta” (sic!!!) e dove il cardinal Martini bacchetta il Papa che è stato condannato a morte e coperto di insulti, mentre lo stesso cuor-di-leone Martini non ha una parola di denuncia per la violenza sistematica del mondo islamico contro i cristiani (La Stampa, 20 settembre 2006). Un mondo di progressisti e di cattolici progressisti che ha linciato per anni Pio XII perché avrebbe parlato troppo poco contro la violenza nazista, ma che ha sempre applaudito Giovanni XXIII il quale, accordandosi col Cremlino, garantì che il Concilio non avrebbe pronunciato una sola parola di condanna del comunismo (che aveva macellato e stava macellando il più gran numero di cristiani della storia della Chiesa). Lo stesso mondo catto-progressista che oggi (vedi Pietro Scoppola) critica Benedetto XVI perché ha parlato da professore e non da papa. Un mondo dove il governo del “cattolico adulto” Prodi si mostra indifferente alle minacce al Papa quando addirittura il laicista Zapatero gli ha espresso “piena comprensione e sostegno”. Un mondo dove il Senato italiano – col voto decisivo del cattolico Andreotti – ha bocciato la proposta di mozione di solidarietà per il Papa. Naturalmente per le nobili ragioni del “dialogo”. Un mondo dove il “cattolico adulto” Prodi, presidente del Consiglio italiano, dice che alla sicurezza del Papa “ci pensino le sue guardie”. Quasi che il papa avesse le sue divisioni corazzate come ironizzava Stalin. Fortuna che tutto questo è solo un brutto sogno. Fortuna che nella realtà – sebbene il mondo cattolico sembri sprofondato nelle catacombe dell’insignificanza – le “divisioni corazzate” del Papa esistono davvero. Invisibili come suor Leonella. Come i tanti che con l’offerta silenziosa di sé e la preghiera salvano il mondo e attirano a Cristo (cosicché pure tantissimi musulmani si stanno convertendo, segretamente, al Dio dell’amore sia in Occidente sia nei loro Paesi). E’ vero quanto ha scritto il convertito francese Olivier Clément: “Perseverare! Oggi tutto ciò che è essenziale sembra sotterraneo come la grotta della Natività, come le grotte del cuore. Bisogna che Dio si incontri con l’uomo nel punto più segreto delle sue angosce e del suo desiderio”.
Etichette: Antonio Socci, Benedetto XVI
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