Fatti miei
E' successo! Grazie a Benedetto Della Vedova, radicale eletto in Forza Italia (e nonostante il parere contrario del governo!), gli sconti sui libri sono liberi. Finalmente si potrà comprare l'ultimo Harry Potter, fresco di stampa, col 50%, il 60%, il 99% di sconto rispetto al prezzo stampato in copertina. C'è chi esulta: lettori, associazioni dei consumatori, ma anche gli editori più importanti e le grandi catene di distribuzione. C'è chi si dispera: tutti i piccoli (librai, editori, distributori e promotori), la cui voce fioca si è appena appena fatta sentire in questi giorni, accusata di essere l'espressione di assurdi e obsoleti interessi corporativi. Come stanno, in realtà, le cose? Difficile prevedere le conseguenze, ma lasciano perplessi gli scenari immaginati da Della Vedova, dove torme di lettori, stimolati dal prezzo (apparentemente) vantaggioso, si precipitano a fare incetta dei best seller del momento. Non è mai successo, anche se è indubbio che lo sconto renda la merce prelibata e più facilmente vendibile. Non accadrà forse nemmeno quello che temono i detrattori (tra cui mi pongo) dell'emendamento: le librerie tradizionali hanno il destino segnato già da anni, resisteranno solo le più forti e meglio organizzate, magari trasformandosi in franchising dei grandi marchi. Per quel che riguarda i piccoli editori, poi, troveranno nuovi canali per distribuire i loro prodotti d'élite, non spariranno, ma, con ogni probabilità, diverranno ancor più parassitari nei confronti dei sussidi statali, come, più o meno, è accaduto per il cinema.
Tralascio tutte le altre polemiche per concentrarmi solo su due cose che sono convinto non avremo più nel panorama del mercato librario italiano:
1) cosa si pubblicherà verrà deciso dalle grosse catene di distribuzione supportate dagli uffici marketing degli editori più importanti. Questi ultimi , perciò, abdicheranno definitivamente dalla loro funzione primaria: traghettare idee. Anche i piccoli editori sperimentali, incapaci di posizionarsi in un mercato sovradimensionato per le loro pubblicazioni si rintaneranno nelle nicchie accessibili solo agli addetti ai lavori, rinunciando alla vocazione "apostolica" che, nelle librerie tradizionali, dava la possibilità a chiunque di imbattersi in qualunque idea.
2) sarà quasi impossibile decidere di fare il mestiere del libraio. Se qualche giovane sentirà questa vocazione (se mai è esistita) dovrà rassegnarsi a fare, al massimo, il coordinatore di un negozio di catena. Nel mercato della grande distribuzione non si possono aprire bottegucce che esprimano lo spirito e le idee di chi le gestisce. Contare semplicemente su di un piccolo capitale da investire, sulla propria preparazione, sullo spirito di abnegazione nel lavoro e sulla propria capacità di rapportarsi agli altri non basterà più per scavarsi uno spazio sufficiente a sopravvivere.
Lascio a chi legge giudicare se ciò che perderemo costituisca un patrimonio significativo, o soltanto una zavorra di cui è stato giusto liberarsi.
PS: nel sito libri nuovi stanno raccogliendo le adesioni delle librerie indipendenti per sostenere la legge sul libro. Date un'occhiata potrebbe esserci la vostra libreria preferita...
Etichette: legge sul libro, libri, radicali
3 Commenti:
Caro Piergiobbe sai che su queste cose sono perfettamente d'accordo con te, mi fa spicco pero' che te ne occupi solo quando si parla di editoria. Ma voi di destra non siete per libera concorrenza in libero mercato? ti preoccupi delle grandi concentrazioni di potere, ma non del tuo candidato premier che ha tre televisioni e svariati giornali, non della chiquita e la Del monte che gestiscono tutto il traffico di banane del mondo, non delle multinazionali del petrolio che sfruttano e distruggono la Nigeria. Scommeto che interrogato sui rapimenti di tecnici italiani in Nigeria tuoneresti contro i terroristi. Contare semplicemente su di un piccolo capitale da investire, sulla propria preparazione, sullo spirito di abnegazione nel lavoro e sulla propria capacità di rapportarsi agli altri sicuramente non basta piu' nel nostro mondo globalizzato. Ma vorresti che lo stato ponesse dei freni agli sconti? Statalista! Comunista e nemico del mercato! :-)))
Dimenticavo... perche' non lo giri al blog di Beppe Grillo? secondo me te lo pubblica
forse hai ragione... e ci ho pensato anch'io. Tanto che, pur prendendo posizione, ho cercato di non essere troppo fazioso. Però, pur non sapendo niente di economia, io credo ci sia differenza tra libero mercato e legge della giungla. Perciò, mi sembra meglio per lo Stato porre delle norme certe per regolamentare il mercato, dando qualche opportunità in più anche ai più piccoli per cavarsela da soli. Trasformarli invece in una sottospecie di panda, come ho sentito dire talora, gratificandoli con esenzioni o sovvenzioni per poterli avere ancora sul territorio (così da poter ammirare le belle botteghe di una volta!), mi sempre umiliante per chi dovrà lavorarci, ma soprattutto costoso per la comunità. Non so se sia liberale ma sono sicuro sia umanamente dignitoso. Un saluto fraterno.
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