Due iniziative da sostenere
La prima, "Insegnanti e genitori: no allo Stato che droga. Una raccolta di firme per il bene dei nostri figli", è promossa da Antonello Vanni, e sostenuta da Claudio Risé sul numero 47 di Tempi ora in edicola (ed anche da Alef). Si propone, in sintesi, il ritiro del recente Decreto che ha aumentato la quantità legittima di sostanza stupefacente per uso personale. Una richiesta ferma e documentata ma anche un'accorata preghiera alla Stato perché permetta a docenti e genitori di poter svolgere il proprio compito educativo con coerenza, senza subire continue laceranti delegittimazioni proprio da chi avrebbe invece il dovere di sostenerli.
La seconda è solo una proposta, e si può leggere in un vecchio articolo di Risé "Come uscire dalla coazione al divorzio: l'esempio del Covenant Marriage" (che io ho raggiunto grazie al blog Passaggio al bosco). Si tratta di una sorta di "super-matrimonio", nel quale i coniugi liberamente decidono di rinunciare per sempre al divorzio e all'aborto, non solo di fronte a Dio, ma anche di fronte allo Stato. Non è un obbligo è solo la regolarizzazione di uno stato di fatto (motivazione spesso addotta per giustificare i Pacs), abituale per chi è Cattolico. Beh, ho provato a parlarne un po' in giro e le reazioni sono state sorprendenti, anche tra le coppie di amici cattolici che vivono il più indissolubile dei matrimoni. Dopo le solite accuse di integralismo (ma a quelle sono ormai abituato) si è passati al drammatico: "ma a cosa serve? chi vuole lo fa già sposandosi in Chiesa!" che, oltre a non venir mai applicato per le iniziative promosse dal mondo laico, assomiglia troppo alle giustificazioni dei cattolici che votarono per l'aborto: "io non lo farei mai, ma se qualcuno è obbligato, deve avere la possibilità di farlo!". Si è visto quali disastri abbia provocato questa ipocrisia politicamente corretta.
Viva la vita!
Etichette: famiglia, matrimonio, pacs, scuola
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