La sindrome dell'autobus
Quando si viaggia su di un autobus affollato, tutti sono dei potenziali nemici, pronti a schiacciarci e a rubarci spazio. I peggiori di tutti però sono quelli che attendono alla fermata, perché vogliono salire, vogliono spingerci dentro per poter usufruire anche loro del servizio. Si spera che il conducente non li veda, che salti la fermata o che le porte non si aprano, ma puntualmente succede che questi estranei salgano e spingano, spingano...
Io credo che molte persone siano afflitte da questa sindrome. Non riesco a spiegarmi altrimenti quest'ansia per difendere strenuamente i propri diritti, la propria vita, la propria posizione, mascherandola per sensibilità e difesa della libertà.
Qualcuno si è chiesto in questi giorni come si possa manifestare contro la violenza e la guerra e contemporaneamente essere a favore della distruzione degli embrioni? Secondo me non c'è nessuna differenza: guerra, violenza, nascita di altre persone sono tutte minacce per chi c'è già, per chi è già sull'autobus e non vuole perdere neanche un pochino dello spazio che si è conquistato (o ha avuto per caso...).
Con questo non credo che la guerra sia giusta, né che si debba far ricorso alla violenza, ma credo che sia solo la paura a spingerci a combatterle.
Credo che molte delle battaglie che si combattono oggi in nome della solidarietà, della pace, dell'emancipazione, non siano altro che maschere sotto le quali si nasconde l'egoismo, il terrore di subire cambiamenti nel nostro benessere.
Niente deve disturbare il nostro viaggio.
Etichette: aborto, procreazione assistita
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